Vengono in mente le parole dell'artista americano Robert Smithson percorrendo l'album fotografico Deep InsideBreuil del fotografo Matteo Forlì. Esso documenta le infrastrutture dismesse della stazione sciistica di Breuil Cervinia, abbandonare un seguito della crisi economica del turismo che ha colpito quest'area montana e che non hanno trovato un riuso attuale. Sul fondo indifferente delle montagne si affaccia un paesaggio di rovine, di frammenti incompiuti, ma anche di edifici non finiti, già richiesto per via della loro gestione temporanea legata a un ottimismo iniziale che non guardava alla lunga durata. Cervinia presenta così le conquiste della sua fondazione ma anche grandi rovine del futuro: sembra sono stati abbandonati così in fretta che non c'è stato tempo per eliminare gli scarti prodotti dalla crisi. E 'una città dimezzata nei suoi usi che si è spostata troppo in fretta per occuparsi dei prodotti materiali della sua opera di colonizzazione del pianeta montagna. Breuil Cervinia, una città di fondazione turistica creata ex-novo e tutta proiettata verso il futuro la quale negli anni Cinquanta e Sessanta costruiscono una nuova serie di arditi impianti di risalita e sperimentò categorie residenziali di caso alte moderniste tutte tese alla conquista dell'affaccio verso il sole e il paesaggio.